Abitiamo uno spazio noicentrico in cui è la relazione a fondare l’individuazione e la soggettività. Dal punto di vista scientifico la singolarità soggettiva emerge nell’intersoggettività ed è un paradosso
Abitiamo uno spazio noicentrico in cui è la relazione a fondare l’individuazione e la soggettività. Dal punto di vista scientifico la singolarità soggettiva emerge nell’intersoggettività ed è un paradosso concepire un io senza un noi.
È questa una falsificazione dell’assunto di individualismo alla base della dominante prospettiva e pratica neoliberista dominante in economia e nella società, oggi.
Siamo con gli altri e con il mondo da cui la nostra esistenza dipende in una relazione sensibile: dipendiamo dall’aria, dall’acqua, dal suolo, in una costante estetica delle relazioni con il creato.
Possiamo riconoscerci appartenenti e, quindi, terrestri, o persistere nell’indifferenza verso gli altri e il sistema vivente da cui dipendiamo nella presunzione di superiorità. Riconoscere che ogni possibilità è nel limite vuol dire accedere alla bellezza dell’appartenenza e sperimentare quella bellezza come opportunità di estensione di noi stessi e della nostra sensibilità, in modi e per vie che senza quella esperienza non sarebbero possibili: una prospettiva di autoelevazione semantica ed esistenziale della nostra specie.
IN COLLABORAZIONE CON LA IX EDIZIONE DEL FESTIVAL ECONOMIA E SPIRITUALITÀ.