LE MILLE VOCI DEL GRUG
sab07ott19:00sab20:00LE MILLE VOCI DEL GRUGIN CONCERTO19:00 - 20:00(GMT+02:00)
Descrizione
Questo progetto, propone un lavoro di esplorazione in differenti ambiti musicali e culturali, condotto attraverso l’utilizzo di strumenti appartenenti alle più diverse tradizioni, attraverso un uso della voce che
Descrizione
Questo progetto, propone un lavoro di esplorazione in differenti ambiti musicali e culturali, condotto attraverso l’utilizzo di strumenti appartenenti alle più diverse tradizioni, attraverso un uso della voce che si adatta e dialoga con la sensibilità culturale e umana propria dei popoli che tali tradizioni incarnano, e attraverso racconti delle stesse culture. Non si tratta di un lavoro filologico di mera riproposizione di canti e musiche di questa o quella cultura, ma di una personale elaborazione degli elementi caratteristici delle varie espressività a partire dalla propria esperienza in ambito culturale e musicale.
“Gli strumenti sono molti e diversi per grandezza e origine, tutti seduti intorno a lei su un tappeto, spazio sacro della cerimonia. Dal violoncello, dai clarinetti improbabili, dal legno della sansa africana al tamburo ad acqua, dal violino suonato in grembo al setar iraniano, dalla fisarmonica seconda pelle, da una campana tibetana, da un pentolino del latte ed altri strumenti, si compiono epifanie sonore.
Dolce ammaestratrice di note, volteggiando l’archetto dal sedile a cassetta, ligneo podio percosso e suo malgrado sonante, imprime all’aria compattezza e forma, tracciando sentieri di memorie a lungo rimasti insolcati.
Il flusso musicale entra presto in circolo e comincia ad aprire, per chi del pubblico è in contatto, un nuovo spazio di percezione. Si apre il sipario su una terza scena: altra da lei, che vediamo suonare e oltre noi che la guardiamo. Il teatro, inteso come possibilità di entrare in altre rappresentazioni, ha così fatto il suo ingresso…
Brevi e incalzanti, i brani si susseguono, intervallati da poche parole, come note di viaggio. Ora suoni stirati e stridenti si arrampicano veloci tra le corde degli archi, richiamano all’impellenza di un divenire mai uguale all’attimo trascorso, alla necessità di esserci qui e ora. Si aggiunge una voce che canta in una lingua inesistente, prorompe dirompente e procede per linee spezzate sul violoncello imbizzarrito; i contrasti di colore creano bagliori su paesaggi notturni. E’ questo il momento in cui chi ascolta, trascinato da ritmi e immagini, si perde senza sforzo, per scoprirsi più vicino alla fantasia e meno solo di quanto pensava.
Portavoce di tanti personaggi dalle esistenze parallele, Claudia entra per loro nello spazio del palco, ne conquista i vuoti, ne oltrepassa i confini. Attraversata dal daimon lascia che il suo corpo si allunghi, le braccia si muovano come tentacoli danzanti, e i suoi occhi, prima ancora squarcino la sottile ma ostinata parete che spesso confina il palco lontano dai suoi spettatori.
Qui al contrario, pur in un evento che rimanda a mitologie di culture sconosciute raccontate in parole incomprensibili, pare che il contatto con le persone si sia stabilito, facendo risuonare radici sonore originarie.” (Valentina Barlacchi)